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Denuncia delle piccole imprese genovesi: “Tasse, ogni azienda paga 14 mila euro in più rispetto a quelle delle altre regioni”

Da sinistra: Ilaria Mussini (Ascom), Cino Negri (Confartigianato), Paolo Odine (presidente della Camera di Commercio), Giacchetta (Cna), Patrizia De Luise (Confesercenti)
Da sinistra: Ilaria Mussini (Ascom), Cino Negri (Confartigianato), Paolo Odone (presidente della Camera di Commercio e di Ascom Confcommercio Genova), Massimo Giacchetta (Cna), Patrizia De Luise (Confesercenti)

ASCOM-CONFCOMMERCIO, CNA, COLDIRETTI, CONFARTIGIANATO, CONFESERCENTI, riunite nel “Tavolo delle piccole e medie imprese”, denunciano il gap delle aziende liguri a proposito di imposizioni. Il balzello più pesante è la Tari. Interrotti i tavoli tra imprese e Comune e le associazioni temono di vedersi recapitata una bolletta stellare senza che ci sia alcuna comunicazione preventiva.
Stamattina, in una conferenza stampa congiunta, il presidente della Camera di Commercio Paolo Odone ha detto chiaramente che in media le aziende liguri spendono per la Tari in media 14 mila euro più delle concorrenti del resto d’Italia. La richiesta è quella di un deciso taglio alle bollette

I costi medi delle utenze sulle imprese liguri

<Le nostre imprese sono già allo stremo per la perdurante crisi economica – ha detto Paolo Odonee 14.000 euro medi di maggiori costi, cioè il 12 % in più rispetto alla media nazionale,  accertati da un recente studio commissionato dalla Camera di Commercio di Genova in termini di utenze luce, gas, acqua e rifiuti – con ampio peso soprattutto di quest’ultima componente, che le aziende liguri devono sopportare rispetto ad altre regioni anche limitrofe, rendono la situazione semplicemente insostenibile specie a fronte dei molteplici punti interrogativi che riguardano la situazione di Amiu e il suo destino aziendale, la soluzione dei problemi della discarica di Scarpino, gli impianti per la differenziata, il piano di raccolta rifiuti della Città Metropolitana, i fondi per implementare la differenziata e altro ancora. Più volte sono stati fatti incontri con le amministrazioni interessate per affrontare le criticità della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e della raccolta differenziata, ma oggi è per noi indispensabile avere certezze sulla soluzione nel breve periodo dei problemi che si trascinano da troppo tempo e ipotecano il futuro del tessuto imprenditoriale genovese e non solo genovese>.

Come è noto, dal 2013 la normativa nazionale ha istituito la Tares (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, a cui poi è subentrata l’attuale Tari, Tassa Rifuiti) in sostituzione della previgente Tia(Tariffa igiene ambientale); ciò ha determinato un pesantissimo incremento tariffario. <In particolare, dal 2013 al 2014, per numerose categorie di utenza non domestica, si sono registrati aumenti percentuali della tariffazione con picchi anche del 100% per le attività più penalizzate> dicono i presidenti delle quattro associazioni di categoria.

La filosofia alla base della suddetta normativa prevede appunto che il tributo comunale sui rifiuti sia istituito per la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e assimilati. Detti costi sono definiti ogni anno sulla base del Piano Finanziario degli interventi redatto dell’azienda affidataria del servizio di gestione dei rifiuti urbani (a Genova l’Amiu).

<Le associazioni di categoria che formano il Tavolo della Piccola Impresa si sono fatte in questi anni portavoce delle numerosissime sollecitazioni pervenute dalle aziende rappresentate ed hanno profuso il massimo impegno nel sensibilizzare le istituzioni e più in generale la politica, sottolineando tutte le sperequazioni e le incongruenze emerse dalla determinazione delle tariffe applicate rispetto al principio “chi più inquina più paga”; cardine quest’ultimo su cui si dovrebbe fondare la disciplina in tema di rifiuti, peraltro mutuato dalla normativa europea in materia -ha detto Odone -. Abbiamo in tal senso richiesto con forza una riduzione dei costi a carico delle imprese, ingiustamente penalizzate per un’incidenza delle tariffe a loro applicate di molto superiore all’effettiva produzione di rifiuti urbani o assimilati>.

associazioni cat
(Massimo Giacchetta, in alto a sinistra, poi, in senso orario, Patrizia De Luise, Ilaria Mussini e Cino Negri)

<A partire dal 2013 e per tutto il 2014 e 2015, si sono tenuti numerosi incontri del Tavolo della Piccola Impresa con l’Amministrazione comunale alla presenza di assessore al Bilancio, assessore all’Ambiente, e Amiu, finalizzati alla risoluzione di queste gravissime problematiche, facendo emergere numerose criticità nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti – ha riferito Ilaria Mussini, dirigente Ascom -. Ci sembra di assistere a un rimpallo politico e non vorremmo che alla fine arrivassero i bollettini con gli aumenti, come il Comune ha già fatto in passato. Bisogna che ognuno si prenda la propria responsabilità per la spesa ed è opportuno che il confronto tra amministrazione categorie ricominci da subito>.

<Abbiamo dato prova concreta in questi anni della nostra  volontà di partecipazione e della nostra disponibilità a contribuire a tutte le attività di miglioramento e potenziamento dell’igiene urbana e della raccolta differenziata, partecipando in maniera propositiva ai tavoli di lavoro in materia con l’Amministrazione comunale, l’Amiu e la Città Metropolitana – hanno detto i quattro presidenti -. Oggi desideriamo ribadire e rafforzare questo nostro impegno, ma nello stesso tempo non possiamo tacere la nostra forte preoccupazione per la situazione in cui versa a Genova rispetto al problema del ciclo dei rifiuti. Situazione che già grava pesantemente sui costi sopportati dalle imprese e dai cittadini tutti>.

L’emergenza ambientale di Scarpino

<Tra queste, uno dei problemi principali è rappresentato dalla sospensione dell’Autorizzazione, da parte della Provincia, ora Città Metropolitana, allo smaltimento dei rifiuti tramite la discarica di Scarpino – ha spiegato Massimo Giacchetta, presidente Cna –. Le conseguenze di tale sospensione sono state devastanti, in quanto il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti fuori Regione ha comportato, e sta tuttora comportando, costi esorbitanti che si riflettono sulla determinazione delle tariffe. I tempi di inattività della discarica si sono prolungati e si stanno prolungando ben oltre quanto ci era stato comunicato e questo incide pesantemente sulla Tari del 2016 e rischia di incidere anche su quella del 2017>.

<Per queste ragioni – ha aggiunto Cino Negri, presidente Confartigianato – chiediamo anzitutto che cessi immediatamente il rimpallo di responsabilità tra le istituzioni competenti rispetto all’iter autorizzativo non solo di Scarpino 3, ma anche per impianti necessari alla differenziata: Comune, Città Metropolitana e Regione trovino una quadra e facciano in fretta, non abbiamo davvero più tempo. Chiediamo poi che rispetto al futuro di Amiu e alle scelte strategiche che la riguardano, che hanno già sicuramente pesanti ricadute sul servizio, le Associazioni vengano coinvolte fattivamente, per evitare di essere ancora una volta messi di fronte ai problemi ex post. Inoltre, anche alla luce degli ultimi episodi di cronaca, pensiamo che il tema della trasparenza della gestione del servizio rifiuti debba diventare una priorità assoluta.

 

<La Regione Liguria chieda lo stato di dissesto idrogeologico e dell’emergenza ambientale per la discarica di Scarpino>

<Nell’ottica del proseguimento dell’azione intrapresa, le Associazioni del Tavolo della Piccola Impresa ritengono a questo punto imprescindibile la richiesta, da parte della Regione Liguria, dello stato di dissesto idrogeologico e dell’emergenza ambientale per la discarica di Scarpino. Il riconoscimento di tale stato porterebbe infatti risorse economiche importanti per il ripristino dell’operatività e la messa in sicurezza di Scarpino, il cui costo non può essere addossato solo sulla schiena di cittadini e imprese genovesi> ha proseguito Giacchetta.

L’incidenza della Tari sulle imprese , <Riduzione tariffa per imprese con smaltimenti speciali>

<Riteniamo che per chi smaltisce i rifiuti speciali, a proprio carico e con gravi esborsi, debba inoltre essere previsto direttamente dal Regolamento comunale un abbattimento forfettario della tariffa dal 30% al 50% – ha spiegato ancora Giacchetta -, come per altro indicato da una nota del Mef del 9 dicembre 2014, così da renderne equo il trattamento rispetto all’effettiva produzione di rifiuti urbani e superare estenuanti procedure burocratiche per il riconoscimento di tale diritto.

<La raccolta differenziata – Le nostre richieste alla Regione>

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, ha trattato del delicato tema della “differenziata”, oggetto delle inchieste della magistratura: <Domandiamo che la raccolta differenziata spinta non diventi un ulteriore fardello per le tasche dei genovesi, non implichi cioè un ulteriore e insostenibile aumento delle attuali tariffe – ha detto la presiente Confesercenti – in particolare chiediamo che anche la Regione Liguria faccia la propria parte incrementando considerevolmente il fondo per il sostegno dei comuni che adottano la raccolta differenziata ex L.R. 20/2015. Rispetto all’attuale € 1milione per 251 comuni della Liguria, chiediamo venga portato ad almeno 10 milioni di stanziamento. Da ultimo, non per importanza, facendo anche tesoro delle indicazioni dell’indagine conoscitiva promossa dall’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza, pubblicata lo scorso 10 febbraio, sottolineiamo l’importanza di costruire un bacino di servizio che generi economie di scala a favore di imprese e cittadini, evitando la parcellizzazione dei gestori, degli impianti e la conseguente, inutile lievitazione dei costi>.
«Più volte sono stati fatti incontri con le amministrazioni interessate per affrontare le criticità della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e della raccolta differenziata, ma oggi è per noi indispensabile avere certezze su una rapida soluzione dei problemi che si trascinano da troppo e ipotecano il futuro del tessuto imprenditoriale, genovese e non solo – conclude De Luise -. Genova ha la Tari più alta d’Italia, e non è più possibile scaricare il costo del servizio su imprese e cittadini. La situazione di Amiu è delicatissima, la Regione sostenga i Comuni virtuosi elevando dall’attuale 1 ad almeno 10 milioni il fondo per la differenziata, e ci si attivi per un bacino unico dei servizi che riduca gli sprechi sfruttando le economie di scala, in modo da alleviare i costi sostenuti dai commercianti».

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